rené va alla guerra | rené goes to war
in una casa tra i boschi della slovenia vive il piccolo rené. trascorre il tempo delle vacanze estive giocando in solitudine e cercando di difendere i confini nazionali da un attacco nemico. partendo da alcuni suoi disegni, costruisce con il legno le sue armi giocattolo per poi immergersi nella natura e nei bunker mimetizzati della seconda guerra mondiale rimasti inutilizzati, in un rigoroso ed immaginifico gioco.
in a house nestled among the woods of slovenia lives young rené. he spends the summer vacation days playing alone and defending the national borders from an enemy attack. using his drawings as inspiration, he crafts his toy weapons out of wood, then immerses himself in nature and the camouflaged bunkers left unused from the second world war, engaging in a strict and imaginative game.
ludendo docet
un film documentario che è il ritratto di un critico cinematografico visto da un regista. dove il cinema contemporaneo manipola la realtà nascondendosi, questo esperimento manifesta il suo opposto in maniera esplicita ed evidente. al critico è stata chiesta la disponibilità di raggiungere la città di bergamo e di poter partecipare ad un esperimento filmico della durata di 70 minuti: assaporare 2 kg di ostriche bevendo in contemporanea 2 bottiglie di vino, e rispondere a 15 quesiti di natura culturale e 15 sollecitazioni di natura privata e personale. l’esito è un rovinoso gioco in cui il senso del filmare e la fragilità di un essere umano si fondono in un malinconico testamento.
this documentary film is a portrait of a film critic as seen by a filmmaker. while contemporary cinema manipulates reality by hiding itself, this experiment manifests the opposite in an explicit and evident way. the film critic has been asked to travel to the city of bergamo to participate in a 70-minute film experiment: savoring 2 kg of oysters and drinking 2 bottles of wine, while simultaneously answering 15 general knowledge questions and 15 solicitations of a private and personal nature. the outcome is a ruinous game in which the meaning of filming and the fragility of a human being merge into a melancholic testament.
perduto paradiso in due rulli | paradise lost in two reelers
franco piavoli è uno dei più importanti registi indipendenti della storia del cinema italiano, autore capace di costruire una propria peculiare e unica grammatica cinematografica. nato nel 1933, vive da sempre a pozzolengo, un piccolo paese sul lago di garda, dove ha pensato, scritto ed in gran parte girato i suoi lavori. siamo andati a trovarlo nella sua abitazione con due soli rulli in super 8mm e gli abbiamo chiesto di raccontarci il suo prossimo film. il risultato è il racconto di un perduto paradiso che si confonde tra adamo ed eva, il ricordo di una passeggiata e un infinito desiderio d'amore.
franco piavoli is one of the most important directors among italian independent panorama. through the years, He built one unique and authentic cinematographic grammar. born in 1933, He spent his whole life in pozzolengo, a small village near garda’s lake. there, he imagined, wrote and - for the most part - shot his own works. we visited him in his house, with us only two reels in super 8mm, and asked him to tell us about his next movie. the result is the story of a lost paradise that vanishes into adam and eve, the reminiscence of a walk and an eternal desire of love.
vita terrena di amleto marco belelli
the last life of otelma the divine
marco belelli, in arte divino otelma è un noto filosofo e personaggio televisivo italiano. ha 6 lauree e deve la sua notorietà ad una passata attività di mago, chansonnier, politico e per aver fondato l’ordine teurgico di elios e la Chiesa dei viventi che conta più di 20000 fedeli in cui si autodefinisce dio. il film, bloccato sul nascere dalla pandemia del covid 19, si sviluppa intorno ad un lungo anno di frequentazione con il regista a distanza attraverso skype in cui verranno trattati i principali temi della sua multiforme esistenza. in questo lungo percorso di conoscenza tra il regista ed il “divino” sono state coinvolte anche le principali persone che hanno avuto a che fare con la sua vita terrena, le quali ci restituiranno le loro preziose testimonianze aiutandoci a perdere ulteriormente la possibilità di comprensione davanti ad una figura così complessa e stratificata.
marco belelli, aka divino otelma, is a well-known Italian philosopher and television personality. he has 6 degrees and owes his notoriety to his past career as a magician, chansonnier, politician. he is also the founder of the theurgical order of elios and the church of the living, a cult with more than 20,000 followers, in which he has the role of a self-proclaimed god. obstructed in the first stages of its production by the covid-19 pandemic, the film unfolds over one long year of exchanges at distance between the director and the “divine”, through skype conversations in which the manifold topics relating to his multifaceted existence are treated. significant figures who have been variously connected with his earthly life are also involved in this long journey of knowledge, contributing with their precious testimonies and blurring further our understanding of such a complex and layered figure.
mille cipressi | a thousand cypresses
un uomo, all'interno della sua cucina si appresta a preparare la schiscetta perché ha deciso di visitare la tomba brion. un complesso funebre monumentale, progettato e realizzato dall'architetto veneziano carlo scarpa su commissione di onorina brion tomasin, per onorare la memoria del defunto e amato congiunto giuseppe brion, fondatore e proprietario della azienda brionvega, situato nel piccolo cimitero di san vito, nella frazione d'altivole in provincia di treviso. posizionato il cibo all'interno di una borsina di plastica a pois, lo troveremo passeggiare all'interno del cimitero osservando con minuziosa cura i dettagli progettati dall'architetto veneziano, mentre nella sua testa silente albergheranno le preziose parole pronunciate dall'architetto in una conferenza madrilena tenuta nell'estate del 1978.
a man, inside his kitchen, is preparing his packed lunch. he has decided to visit the brion tomb, a monumental funeral complex, designed and built by the venetian architect carlo scarpa, commissioned by onorina brion tomasin, to honour the memory of the deceased and beloved relative giuseppe brion, founder and owner of the brionvega company, located in the small cemetery of san vito, in the hamlet of altivole in the province of treviso. placed the food inside a polka dot plastic bag, we will find it walking inside the cemetery, observing with meticulous care the details designed by the venetian architect, while in its silent head will resound the precious words pronounced by the architect in a conference held in the summer of 1978.
sì
un signore di mezza età nel suo soggiorno osserva immagini della creazione del cosmo attraverso una galleria di immagini enciclopediche in cui non è mai presente “l’essere umano” ad esclusione di alcune sue opere, rovine o attività.
addormentatosi cullato da una visione di una r´clame che ha come protagonista una donna, si troverà nel terribile sogno in cui potrà vedere dei cacciatori artici intenti ad uccidere alcuni orsi polari.
il tutto mentre due brani di musica contemporanea composti dal maestro dario agazzi ed un testo riferito ad un episodio suicida realmente accaduto nella fanciullezza del regista, ci invitano a “scrivere una volta, cancellare due volte”.
a middle-aged man in his living room is watching the creation of the cosmos through a gallery of encyclopedic images where the human being is never present, except for some of his works, ruins or activities.
he falls asleep, lulled by the vision of an advertisement that features a woman, and finds himself in an awful nightmare where he witnesses the hunting of some polar bears by arctic hunters.
all the while, two pieces of contemporary music by the composer dario agazzi and a text inspired by a childhood memory of the director related to a suicidal event, suggest us to “write once, erase twice”.
la casa dell'amore | the house of love
bianca è una transessuale di 39 anni. vive a milano dal 2009 e di professione fa la prostituta. da vent’anni anni è fidanzata con natasha, una trans di origini giapponesi che vive temporaneamente in brasile. il loro legame è molto forte e la distanza non lo ha indebolito. il film racconta la loro storia d’amore fatta di lunghe telefonate e ancor più lunghe attese. per questioni lavorative e famigliari non si vedono da quasi due anni. il tempo passato senza natasha è scandito dai clienti, per lo più abituali, e dalle loro richieste. col tempo bianca si è anche affezionata a loro, ma i suoi pensieri sono sempre per natasha, che finalmente sta tornando.
bianca is a 39-year-old transsexual woman. she’s been living in milan since 2009 and works as a prostitute. for twenty years, she has been involved with natasha, a japanese trans who is temporarily living in brazil. their bond is very strong and distance has not weakened it. the film is about their love story, made up of long phone calls and even longer waits. because of reasons related to work and family, they have not seen each other for two years. bianca’s time without natasha is marked by her clients, mostly regular ones, and by their requests. over time, she has grown fond of them, but she always thinks about natasha, who is finally coming back.
pierino
pierino aceti è un signore abitudinario, appassionato di cinema, oggi in pensione dopo una vita da impiegato. per un anno esatto, ovvero per cinquantadue giovedì, il regista si è recato dalle ore 10.30 alle ore 11.30 del mattino a casa del sig. aceti. ogni incontro è ruotato attorno alla stessa domanda: “cosa hai fatto questa settimana?”. nel corso del formale accordo emerge la ferrea struttura organizzativa delle giornate di pierino, la sua implacabile capacità di classificare e memorizzare cose e dettagli, dei film e della vita, di frammentare il tempo in minuziosi e misurabili eventi.
pierino aceti is a man of fixed habits, a film lover, and is currently retired after a white-collar life. for one year, for exactly fifty two thursdays, the director went to visit mr- aceti’s at his house from 10.30 to 11.30 am. every meeting revolved around one question: “what did you do this week?”. the rigorous organisational schedule of pierino’s days, his relentless ability to classify and remember things and details about films and life, to fragment time in meticulous and measurable events emerges during the formal agreement.
dulcinea
una giovane ragazza si prepara a ricevere nel proprio appartamento un cliente. l’uomo, trasposizione di don quijote nella milano degli anni novanta, seguendo una precisa ritualità, si dedica alla pulizia maniacale di quattro stanze. la ragazza, incarnazione di dulcinea, mangia, legge, si mette lo smalto, fuma, si veste e si sveste, come se quijote non fosse presente e come se fra i due non ci fosse alcun rapporto. il cliente, seguendo uno schema patologico, trafuga alcuni oggetti della ragazza, riponendoli in sacchetti di plastica, e successivamente nella sua valigetta ventiquattr'ore. altre volte gli oggetti di feticcio vengono distrutti, vittime di raptus maniacali, in una meccanica che conduce alla ripetizione di un rito di celibato e di solitudine.
a young girl is getting ready to receive a client in her apartment. the man, transposition of don quixote in a 90s milan, following a precise ritual, devotes himself to the maniacal cleaning of four rooms. the girl, personification of dulcinea, eats, reads, paints her nails and smokes. she dresses up and gets undressed as if don quixote were not there and as if there were no relationship between them. the client, following a pathological scheme, steals some of the girl’s objects, putting them in plastic bags and then inside a briefcase. sometimes the fetishized objects are destroyed like victims of maniacal bursts, leading to the repetition of a ritual of celibacy and solitude.
ab ovo
in un paradiso desertico e ostile, tra montagne di sabbia e solitari cammelli in perpetuo cammino, si rinnovano la vita ed una promessa d'amore all'ombra di un albero solitario. adamo ed eva hanno ancora una possibilità. l'ultima occasione per guarire e generare una nuova genìa di esseri umani più dignitosi. nove piani sequenza in super 8 colore in cui abbiamo preso adamo ed eva e gli abbiamo fatto rifare tutto, daccapo.
in a desert and hostile paradise, between mountains of sand and solitary camels in perpetual journey, life is renewed with a promise of love in the shade of a lone tree. adam and eve have a chance. the last chance to heal and create a new progeny of more decent human beings. nine long takes in super 8mm colour in which we took adam and eve and had them redo everything over again, from the scratch.
colombi
una coppia d'innamorati trascorre insieme un secolo di vita mentre le mode, gli oggetti e i film si susseguono in una lenta ed inesorabile discesa verso il raccapriccio. la loro ossessione per i pomelli ottagonali delle caffettiere e per il design anonimo li accompagnerà lungo il passare delle decadi. invecchiando e perdendo lentamente le forze, ma mai la lucidità, preferiranno escludere il mondo, oscurando e sigillando le persiane della loro abitazione e rinchiudendosi in loro stessi, sfogliando vecchie enciclopedie di animali estinti.
a couple of lovers spends together a century of life, while trends, objects and films decline towards the horror. they will be obsessed with the octagonal knobs of coffee pots and anonymous design all of their life. aging and slowly losing their strength, but never their clarity of mind, they will prefer excluding the outer world, darkening and shuttering their house and withdrawing into themselves, browsing through old encyclopaedias about extinct animals.
una società di servizi | a society of services
in un gigantesco spazio coperto si sviluppano reti di servizi ed attività umane. flussi di persone scorrono in una dimensione architettonica asettica come le relazioni dei suoi passanti che si muovono sulle note di musiche ambientali ripetitive e sedanti.
in a huge indoor space, networks of services and human activities take place. streams of people flow in an architectural dimension as aseptic as the relationships of its people, moving on the notes of a recurring and sedating background music.
cane caro | dog, dear
un anziano signore porta il suo amato cane in una severa clinica da un dottore russo somigliante ad adorno. il sangue del suo quadrupede deve essere pulito attraverso alcune macchine automatiche. nella lunga ed estenuante attesa osserva gli adempimenti medici e tutti i movimenti degli infermieri mentre riflette sul piacere che prova nell’affidarsi agli automatismi dei procedimenti meccanici.
an old man takes his beloved dog to a severe hospital run by a russian doctor who looks like adorno. his quadruped’s blood has to be cleaned by some automated machines. during his long and draining wait, he observes the medical fulfilments and all the assistants’ actions reflecting on the pleasure he feels in relying on the automatisms of the mechanical procedures.
tottori
a tottori in giappone, nel territorio desertico più piccolo del mondo con una superficie di 30 km², dove venne girato il film la donna di sabbia di hiroshi teshigahara, ogni anno più di due milioni di persone si recano in visita di questo luogo in continua trasformazione, modellato dalle correnti marine e dal vento. come descritto nella composizione musicale del film, punti per suoni elettroacustici 2015 di dario agazzi, i “punti” umani con i relativi ombrelli vagano in un paesaggio quasi metafisico.
in tottori, japan, the smallest desert place in the world with an area of 30 km², where hiroshi teshigahara directed his film woman in the dunes, every year more than two million people come to visit this place, constantly changing, shaped by ocean currents and winds. as described in the composition of the film, punti for electronic sounds 2015 by dario agazzi, the human “points” with their umbrellas, wander in an almost metaphysical landscape.
curzio e marzio | curzio and marzio
una produzione | a production enecefilm
opera picaresca in due atti di | picaresque work in two acts by dario agazzi cinematografata da | filmed by luca ferri
dvd in vendita su | dvd on sale at amazon pubblicato da | published by m.a.p. editions classical feeling
curzio e marzio sono due picari che rappresentano le due facce della stessa medaglia: il primo con i baffi, il secondo con dei cappelli. sono morti e non lo sanno. nel primo atto si incontrano, si presentano e comprendono di essere entrambi alla ricerca di sant'alessio. ogni loro apparizione è un continuo mutamento di baffi e cappelli dalle varie forme. nel secondo atto capiranno di essere morti e incontrando il santo scopriranno che ha il loro stesso volto. una fanfara in vece di una marcia funebre concluderà l'opera e la loro esistenza.
curzio and marzio are two picaroons who represent the same two sides of the same coin: the first one with moustaches, the second one with hats. unknowingly dead, the picaroons meet in the first act and, after the introductions, they understand they are both looking for sant'alessio. at whatever time curzio and marzio appear, they change moustaches and hats. in the second act the picaroons understand they are dead and meeting sant'alessio they will discover he has their same face. a fanfare, instead of a funeral march, will end the work and their existence.
ridotto mattioni | mattioni
registi | directors: luca ferri & giulia vallicelli musica | music: dario agazzi montaggio | editing: luca tanzini consulente scientifico | architecture consultant: giorgio calegari
una sinfonia urbana circolare, affiancata dall'esposizione della partitura originale “16/49 (rondeau) per organo sintetico 2014” del compositore dario agazzi. utilizzando un supporto cinematografico quale la pellicola in bianco e nero, i registi intendono indagare l’opera dell'architetto luigi mattioni, figura di primo piano per la trasformazione di milano nel secondo dopoguerra. ridotto mattioni avvicina elementi architettonici ad elementi musicali ricorsivi, ripercorrendo i segni del mutamento di una città che sta definendo ancora una volta la propria identità.
a circular urban symphony, flanked by the original music score "16/49 (rondeau) per organo sintetico 2014" by the composer dario agazzi. using black and white super8 film, the directors intend to investigate the work of the architect luigi mattioni, a leading figure in the transformation of milan after world war II. ridotto mattioni approaches both architectural and musical elements in a recursive way, retracing the signs of change of a city that is defining its identity once again.
abacuc
abacuc vive in una casa ferroviera con un giardino triangolare tagliato per un suo lato dal passare incessante dei treni. non proferisce parola. le uniche parole che si odono provengono da una voce meccanica fuori campo, mentre lui solleva una cornetta telefonica con il filo staccato. è l’attore di sé medesimo senza spettatore alcuno. in lui non v’è lirismo o dramma, ma solo un enorme rigore geometrico e una naturale inclinazione per il grottesco esistente. le sue giornate sono scandite da passeggiate cimiteriali in cui il cimitero appare l’unico luogo di conforto per proteggersi dalla città. abacuc è “l’ultimo uomo”, forse un superstite. le scarne vicende quotidiane saranno sempre le stesse, reiterate come un’eterna sinfonia inceppata, a volte legge un catalogo sul cemento armato, a volte qualche strambo libro d’illustrazione sovietica. è come se venisse assorbito in un'altra dimensione in cui per qualche attimo si troverà fuori dal suo cul de sac. un evento sembra togliere il protagonista dalla sua solitudine catastrofica, la reiterata visita ad una donna che rimane celata e con la quale comunica tramite citazioni letterarie; ma anche questa via è un vicolo cieco: la presenza femminile è solo lo sdoppiamento di abacuc.
abacuc lives in a railway house with a triangular garden, constantly assaulted by the never-ending passage of trains. he does not utter a word. the only words come from the off-screen sound of a mechanical voice, when he lifts a disconnected receiver. he is playing himself in front of no audience. No lyricism or drama in him, only a huge geometrical rigour and a natural inclination for the living grotesque. his days are arranged by cemetery walks and the cemetery seems the only place where to find solace and protection from the city. abacuc is "the last man", perhaps a survivor. the bare daily events will keep on repeating themselves, reiterated in an eternally jammed symphony: sometimes he reads a catalogue about reinforced concrete, sometimes some bizarre books with soviet illustrations. it is as if he would be swallowed up in another dimension and, for a brief moment, he is out of his cul-de-sac. an event removes him from his catastrophic solitude: the repeated visit of a concealed woman, with whom he converses through literary quotations. but even this path leads to a dead end: the womanly presence is nothing but abacuc's double.
caro nonno | dear grandpa
tre nipoti accomunate dalla stessa voce meccanica scrivono una lettera al loro “caro nonno”.
forse sono gemelle, di certo si assomigliano come sorelle. si trovano geograficamente agli opposti, eppure nello stesso posto. confessano le loro misere e paralizzate esistenze al loro despota ottuagenario, chiedendogli il perché di tanto rancore nei confronti di goethe, calvino e wallace e il perché di un amore-odio inconfessato e inconfessabile per stravinsky.
l’apparizione del nonno chiarirà ogni dubbio.
three granddaughters with the same mechanical voice write a letter to their “dear grandpa”.
maybe they are twins, surely they resemble each other like sisters. they find themselves in different countries, yet in the same place. they confess their miserable and paralyzed lives to their octogenarian despot, asking him the reason for his resentment for goethe, calvino and wallace and the reason for his unmentioned and unmentionable love-hate for stravinsky.
the appearance of the grandfather will clarify all doubts.
habitat [piavoli]
la casa, gli oggetti, le stampe e la natura di franco piavoli. a loro abbiamo chiesto di parlare.
asciutta ricostruzione del mondo in cui vive uno dei più grandi e appartati registi italiani.
il peso della parola e del riprendere quel che si dice, del cinema come inganno, rivelazione e marchingegno. egli ci parla ed è credibile, perché sappiamo che ci dice di qualcosa che conosce.
il tempo che abbiamo condiviso con lui è il risultato di questo lavoro.
franco piavoli and his house, objects, prints and nature. we asked them to speak.
mere reconstruction of the world one of the greatest yet withdrawn italian directors lives in.
the importance of words and of shooting what is said, of cinema as deception, revelation and mechanism. he speaks to us and he is reliable, because we know he tells us something he knows.
the time we shared with him is the result of this work.
ecce ubu
il film è un calcolo matematico che per compiersi necessita di un’apparizione patafisica.
sessanta scene girate in super 8, di diversa estrazione, sono state recuperate dall’archivio “cinescatti” di lab80film. sono filmati elementari di viaggi, di vita familiare o di manifestazioni, ma anche filmati “non filmati”, registrati per dimenticanza di spengimento dell’apparecchio filmico.
l’opera non s’interessa a nessuna ricostruzione storica o rievocazione di un mezzo ormai deceduto, ma si limita a creare un meccanismo rigoroso. le sessanta scene passeranno in modo sistematico e graduale, dalla più veloce alla più lenta. dapprima ogni scena occuperà un secondo, poi due, tre, e via dicendo, per arrivare all’ultima sequenza, che dovrebbe essere la più fedele e cronologicamente esatta, ma che sarà essa stessa finzione, come le precedenti, in quanto cinema.
ecce ubu is a mathematical calculation that needs a pataphysical apparition to be completed.
sixty scenes directed in super8 have been chosen in the cinescatti archive of lab80film. they are small movies about journeys, family life and parades, but also movies “not movies”, recorded while the camera was inadvertently on.
ecce ubu wants to create a rigorous machinery. the scenes will go methodically and gradually from the fastest to the slowest, starting from one second, two seconds, and so on. the last sequence should be the most chronologically correct, but it will be fiction as well, being cinema.
kaputt/katastrophe
in una zurigo soleggiata ed estiva i giovani di tutta europa si sono dati appuntamento per la street parade.
l’obiettivo è quello di essere diversi, originali, modernamente proiettati alla sovversione dello stato attuale delle cose. la nuova regola per le prossime otto ore è la trasgressione delle regole. tutti sono improvvisamente diventati attori senza spettatore alcuno nell’intento sbilenco di rappresentare disgraziatamente se stessi.
una partitura musicale rigorosamente scritta viene stancamente e ossessivamente suonata mentre una voce meccanica off ci ripete di una umana condizione catastroficamente immutata e immutabile. nel deforme e grottesco fluire delle vicende umane appare improvvisamente un vetusto alpeggiatore barbuto a guardarci e guardare per qualche secondo. forse è una tregua, immaginiamo un luogo per sperare, ma poi tutto ricomincia come se nulla fosse accaduto dal medesimo punto dove tutto non è mai iniziato.
non c’è luogo, non c’è vita, non c’è modo di sperar, non c’è.
in a sunny and summer zürich, young people from all europe meet for the street parade.
the purpose is to be different, original, modern projected to the subversion of the current status. the new rule for the next eight hours is breaking the rules. everyone has become an actor without spectators, trying to represent himself.
a musical score, severely written, has been wearilyand obsessively played while an off mechanical voice repeats us of a catastrophically unchanged and unchangeable human condition. in the deformed and grotesque flow of human events, an old beardedfarmer suddenly appears, looking around and staring at us for a moment. maybe it’s a rest, a place to hope, but then everything starts again as anything happened, in the same point where everything didn’t start.
there’s no place, no life, no way to hope, there’s not.
magog [o epifania del barbagianni]
la pianura padana come luogo dell'assurdo. groviglio incestuoso di stratificazioni architettoniche e fallimenti edilizi.
palme, vuoti urbani, pieni urbani e palme al neon. piscine montate in cinque giorni. villaggi neogotici ricostruiti.villette su villette. cumuli di ulivi e abusi decorativi. rivestimenti infiniti su altri materiali di cui ci si vergogna. pietre applicate e case varicella. il manifesto esterno di questo consumo è il medesimo capitombolo interno delle sue marionette di carne. dissensatezze linguistiche e sbaciucchioni al telefono. infiniti lazzaretti sonori.
parole rubate con un registratore, di nascosto. la mascherata del reale come simulacro di verità, umani e loro manufatti.
the po valley as place of the absurd. architectural stratifications and building failures.
palms, urban voids, urban fullness and neon palms. pools built up in 5 days. neo-gothic villages reconstructed. the external meaning of this consumption is the same internal failure of its flesh puppets.
words stolen by a recorder, in secret. the masquerade of reality as simulacrum of the truth, humans and their artifacts are put on stage.
di nuovo giggi e il rattan
in un brodo primordiale sono a lenta cottura gli esseri umani capitati per caso o volontà ad héviz, un lago termale salato nel cuore dell'ungheria.
in questa immensa pentola naturale i loro corpi si sostituiscono agli ingredienti delle normali pietanze, e mentre cuociono si muovono ma stanno fermi, mettono colorati cappelli e si confondono con le alghe sottostanti.
i loro stanchi movimenti nell’acqua si raccordano con la musica in questa totale e artefatta impasse.
in a primordial soup human beings, who came to héviz by chance or choice, are slowly cooking in a thermal lake in the heart of hungary.
in this large natural pot their bodies replace the ingredients of the dishes and, while they are cooking, they move but they stand still, putting coloured hats and merging with the algae below.
their bored water movements synchronize with the music in this total and artificial impasse.
white out
videoclip for barachetti / ruggeri
boujou, la sua gallina ed il suo asino nel paese rurale di ait zneb, alle spalle della catena montuosa dell’atlante, distante dal deserto conosciuto delle dune del sahara, ma non dall'industria del cinema di ouarzazate. dopo una lunga e forzata messa in scena d’immobilità pittorica in cui boujou resta impassibile a dorso del suo asino, quest'ultimo si spazientisce obbligando l’uomo e la sua gallina ad un lento ritorno verso casa.
boujou, his hen and his donkey in the rural village of ait zneb, behind the atlas mountains, far from the known desert of the sahara dunes but not from the movie industry of ouarzate. after a long and forced pictorial staging of immobility, where boujou stays on the back of his donkey, the donkey gets impatient forcing the man and his hen to a slow return home.